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Sono appena tornato da un viaggio di lavoro in un paese arabo, dove ho tenuto un SOA Discovery Workshop. E’ stata un’esperienza che mi ha fatto riflettere sui vantaggi – che non sempre ho tenuto presenti – derivanti dal fatto di lavorare per una multinazionale dell’informatica.

Non mi riferisco ai vantaggi ovvii, come essere costantemente proiettati sulla frontiera della tecnologia e delle nuove tendenze nel campo dell’IT oppure essere a contatto con le diverse realtà costituite da clienti che sono sempre grandi aziende, contenenti a loro volta una varietà di culture, di tecnologie e di personaggi. Negli otto anni che ho passato finora in BEA mi sono trovato davanti a molte sfide professionali e umane. Molte volte sono andato oltre quello che ritenevo il limite delle mie conoscenze e delle mie capacità, spesso ottenendo risultati che mi hanno fatto crescere in esperienza e consapevolezza. Dopo i primi anni in cui ero molto focalizzato sulla tecnologia, ultimamente sono stato affascinato dai rapporti tra le persone: ho studiato con attenzione la capacità di comunicare, i rapporti di forza, l’abilità diplomatica, il rispetto per le posizioni differenti dalla propria, l’efficacia nel convincere gli altri. Ho incontrato tante persone da prendere come esempio e altri che erano la dimostrazione vivente degli errori nella comunicazione. Io stesso a volte ho sbagliato approccio di fronte a opinioni discordanti.

Certe volte le persone, pur di affermare il proprio punto di vista su quello degli altri, sprecano ottime occasioni per mettersi d’accordo su un punto che garantisce la soddisfazione propria e quella dell’interlocutore: quello che viene definito un “win-win“. Spesso chi non fa parte della propria squadra, della propria fazione o non condivide la nostra fede viene considerato “l’altro”, con cui il conflitto è inevitabile.

Lunedì scorso ho avuto una sensazione diversa anzi, citando John Belushi, “ho visto la luce”. Ero in volo su un panorama stupendo, e il cielo era colorato da un tramonto difficile da descrivere (sono un ingegnere con tendenze sociologiche, non ancora un poeta…). Sotto di me le montagne di un paese straniero dove, in mezzo alla neve che per molti chilometri copriva tutto, potevo vedere le luci di una piccola città e un serpente di luci che la raggiungeva: peccato non avere la macchina fotografica… Mentre stavo pensando “deve essere una località di sport invernali, come ce ne sono da noi: allora le hanno anche loro…” mi sono detto: “ma chi sono i loro e i noi?”. Di fronte alla bellezza della natura e alla considerazione che il genere umano è un ospite sulla Terra (forse influenzato anche dal fatto che stavo ascoltando Starway to heaven dei Led Zeppelin e avevo appena finito di leggere Prelude to foundation di Asimov) mi sono reso conto che noi e loro eravamo la stessa cosa. Popoli differenti, nonostante le lingue e le religioni, sono sempre ospiti dello stesso mondo e apprezzano la stessa bellezza (e contribuiscono ugualmente alla sua rovina). A parte piccoli o grandi egoismi, tutti hanno bisogno degli altri e si sentirebbero soli se non potessero confrontarsi con loro. Credo che abbiamo tutti da imparare dal confronto con qualcuno che può dare, su quello che pensiamo o che facciamo, una visione complementare alla nostra. Se ci troviamo d’accordo ne usciamo rafforzati e più sicuri, se no potremmo anche scoprire di aver trascurato qualche aspetto importante e trarne comunque un vantaggio; a volte invece, dovendo arrivare a un compromesso perchè nessuno dei due riesce a convincere pienamente l’altro, si può avere la soddisfazione di aver evitato un conflitto che avrebbe fatto maggiori danni.

Ovviamente questo discorso vale su piani differenti: partendo da considerazioni sull’umanità intera si può arrivare alla propria famiglia oppure ai rapporti di lavoro: tra colleghi, tra cliente e fornitore, tra concorrenti. A volte la volontà di collaborare per l’interesse comune e quella di accettare un diverso punto di vista consentono risultati che sarebbero irraggiungibili se fossimo concentrati solo nel dimostrare di essere più intelligenti o più bravi.Per un architetto, che deve garantire per definizione l’armonia dell’insieme, è una bella lezione (non che io abbia sempre cercato di imporre la mia visione, anzi è da un po’ di tempo che stavo lavorando sulle capacità di mediazione: però sicuramente quelli che mi conoscono sanno che non sono uno tenero…).Giusto per concludere: perchè ho voluto raccontarvi queste considerazioni? Perchè sicuramente, prima o poi, io e qualcuno di voi ci incontreremo per motivi di lavoro… magari ci troveremo in disaccordo, ma spero che aver condiviso queste considerazioni ci aiuterà a trovare una soluzione che vada bene a entrambi 🙂

reiss-car.jpg Innovazione è uno termini più ricorrenti nel mondo della tecnologia (se ci pensiamo bene anche in politica, ma è un settore in cui preferisco non addentrarmi …). Non passa giorno, non si chiude riunione che questo termine non ritorni prepotentemente. La parola innovazione viene usata a supporto, come corroborante, di ciò che ognuno di noi intende presentare, ideo o progetto che sia. Sembra quasi che inserendo la parola magica “innovazione” tutto ciò che noi stiamo facendo acquisti più valore o, meglio, “valore aggiunto”. Talvolta capita che, una volta conclusa la relazione o l’esposizione del progetto, ci si interroghi sulla pertinenza tra il significato di innovazione e ciò che abbiamo udito. Ancor più spesso la risposta è negativa. E allora è bene chiedersi cosa davvero significhi innovazione. Se ci affidiamo ad un vocabolario tra i più quotati possiamo leggere che innovare significa “mutare qualcosa, aggiungendo nuovi elementi”. La definizione non ci può soddisfare, perché troppo generica ed indefinita. Personalmente ho la curiosità, oltre che la necessità, di trovare una definizione di innovazione, in quanto io stesso uso spesso questo termine. La risposta è arrivata inattesa, leggendo il keynote di Eric Reiss sul tema “Invenzione, innovazione e futuro dell’architettura dell’informazione”.Reiss, nel corso della sua relazione, dà una definizione di innovazione tanto semplice quanto esaustiva: “Innovare significa trasformare i problemi in soluzioni”. Questa è la summa del concetto di innovare. E Reiss offre questa definizione contrapponendola a invenzione, altro tema che ricorre nel nostro mondo e che spesso si sovrappone a innovazione: “Gli inventori trasformano idee in realtà”.Due termini talvolta scambiati e confusi, in verità contengono significati molto diversi: l’invenzione è legata all’idea, l’innovazione alle pratiche.Ed è da qui che conviene muoversi quando ci interroghiamo sul grado o la capacità di un’azienda di innovare. Un’azienda innova quando, grazie ai prodotti o ai servizi, riesce a risolvere con nuove soluzioni i problemi degli utenti o a migliorarne la qualità della vita, perché lavorare meglio significa vivere meglio… Si badi bene, un’azienda può vincere la sfida del mercato con un prodotto che risponde ad una domanda rimasta inevasa. Ma innovazione significa altro, ovvero saper leggere il mercato, la domanda del pubblico, le criticità e offrire una risposta ad esse.Quindi se un’azienda e i suoi uomini vogliono diventare davvero innovativi, in quanto professionisti, devono costruire una solida esperienza su cui creare le best practice in grado di generare il prossimo ciclo innovativo.Reiss porta uno splendido esempio, la ruota: nulla vieta di considerare un’invenzione un’automobile a otto ruote (quattro per parte), costruita grazie ad una serie di idee nuove, ma se poi questa automobile si impianta nel fango appena affronta lo sterrato a causa del peso, è veramente difficile considerarla un’innovazione. Alla ruota e alla sua rotondità è legata una delle più grandi scoperte della storia dell’uomo, che ha permesso di “risolvere” il problema del trasporto di merci e persone da un luogo all’altro. E questa è innovazione.In conclusione, se un’azienda vuole essere innovativa non può considerare l’innovazione come un obiettivo, bensì come un modello di lavoro e compenetra l’essenza e l’idea stessa di azienda. Innovare non è inventare l’inedito a tutti i costi ma è un modo di pensare ed agire, che si esprime ad ogni azione in modo naturale, senza evidenziatore. Se dobbiamo essere noi a pronunciare la parola innovazione per ciò che stiamo facendo, abbiamo già perso.

Un altro prodotto BEA finisce nel quadrante Leader di Gartner: è il BPM (Business Process Management). Il report Magic Quadrant Report for Business Process Management Suites (BPM)” descrive in dettaglio quali tipi di processo possono essere migliorati con un BPM, i punti di forza e di debolezza di 22 fornitori di soluzioni, ed i 10 fattori più importanti che un’azienda deve considerare nell’acquisto di un prodotto di BPM. Il report completo è scaricabile a questo indirizzo. Buona lettura.

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forumvalueit.jpg Anche quest’anno BEA partecipa al Forum valueIT dedicato a SOA. La qualità dei contenuti rimane elevata e cosi la qualità dei partecipanti. Uno dei, purtroppo non numerosi, convegni di middleware che hanno un ottima partecipazione ed interesse. Speaker BEA sarà Paolo Salvalaglio che racconterà delle migliori best practices che BEA oggi può mettere in campo in tema di architetture service-oriented. Altre news sul blog di ValueIT.

Segnalo questo bell’articolo tratto da ZDNet, dove l’autore evidenzia 12 fattori che contribuiranno allo sviluppo di SOA, Web 2.0 e SaaS (Software as a Service) nel breve-medio termine. L’autore sostiene che queste tre tecnologie hanno caratterizzato le discussioni nell’IT nell’ultimo periodo, ma che il 2008, per una serie di trend che si stanno concretizzando, sarà l’anno in cui vedremo queste tecnologie applicate nelle “next generation enterprises”. Buona lettura.

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http://blogs.zdnet.com/Hinchcliffe/?p=157

Il mese di dicembre ha registrato una serie di record in casa del più grande retailer online al mondo. Il 10 dicembre, il giorno dei record, sono stati venduti 5,4 milioni di articoli, che vuol dire 62,5 articoli al secondo! Ma non basta, Amazon ha anche fornito interessanti dati sugli articoli venduti nel periodo natalizio: una Nintendo Wii ogni 17 secondi! Top seller sono stati i DVD di Harry Potter, Apple MacBook, i Gps di Garmin, iPod ed iPhone.Un gran bel segnale per chi si occupa di e-commerce, e per chi come noi dell’IT deve supportare tali volumi di business con architetture adeguate. Dimenticavo, Amazon è un cliente BEA …

Come non iniziare la partecipazione a questo blog se non parlando degli ottimi risultati finanziari di BEA del trimestre chiuso lo scorso 31 ottobre 2007. Trimestre, che ha visto finalmente la possibilità di divulgare pienamente i risultati finanziari nella massima trasparenza e rigore che da sempre contraddistinguono il mondo BEA in materia di accounting.
Con un cash flow operativo pari a 87,5 milioni di $ generato nel trimestre, in crescita del 62% rispetto allo scorso anno, BEA ha riportato un saldo di cash e investimenti a breve pari a 1,2 miliardi di $ riportando inoltre sempre in termini patrimoniali un fatturato differito in crescita del 15%.
La famiglia AquaLogic ormai rappresenta il 27% del fatturato di licenze ed è cresciuta dell’ 11% rispetto al terzo trimestre dello scorso anno (AquaLogic User Interaction ha registrato il miglior risultato di trimestre di sempre, e AquaLogic Enterprise Registry and Repository, sempre più importanti per l’emergente e interessante area del SOA management and governance, hanno consolidato gli ottimi risultati iniziati nel secondo trimestre).
Ma questo è stato anche il trimestre della WebLogic Communication Platform che ha ottenuto i migliori risultati di sempre, dimostrandosi sempre più come una soluzione dirompente ed innovativa per il mercato delle TLC.
Continuando a parlare di conto economico il miglioramento in termini di profittabiltà ha dell’incredibile … con un fatturato di 384,4 milioni di $ nel trimestre, in crescita dell’11% rispetto al terzo trimestre dello scorso anno, l’utile operativo su base GAAP ( i principi contabili americani generalemente accettati) ha registrato un incremento di ben il 70% rispetto allo scorso anno, passando da 37.7 milioni di $ registrati nel terzo trimestre dell’anno scorso  ai 64,3 milioni di $ registrati nel terzo trimestre di quest’anno.  
Dal punto di vista geografico da segnalare la continua e progressiva crescita in Asia dove, guidata da Cina e Giappone, BEA ha riportato ricavi di licenze in crescita del 24% ad ennesima dimostrazione di come BEA stia ben operando in questi territori andando a cogliere le clamorose opportunità di crescita. In ultimo, ottima performance dell’Italia che dopo un brillante inizio anno si conferma anche nel terzo trimestre in linea con gli obiettivi di crescita, e con un ultimo trimestre estremamente promettente.

Parola di Gartner, IDC e Forrester. Segnalo qui un interessante articolo di un magazine olandese che riassume le indicazioni dei maggiori analisti in sei grandi trend per il 2008: qualche suggerimenti per CIO e IT manager per i prossimi mesi.http://www.webwereld.nl/articles/49082/six-enterprise-application-trends-to-watch-in-2008.html

Abbiamo appena rilasciato i risultati di una interessante ricerca condotta su 134 Partner di BEA in Europa (26 paesi), Partner che operano su Clienti Enterprise, Grandi aziende e Medium e Small Business. Ecco cosa ne emerge:

  1. il 36% ritiene che la maggiore opportunità di business per il 2008 sarà il BPM (Business Process Management), su tutte le tipologie di Clienti;
  2. al secondo posto la Business Integration (20%) ed al terzo la SOA Governance (13%);
  3. le soluzioni di Portale saranno quelle più interessanti nel settore Enterprise e Grandi Aziende;
  4. mentre il maggior ostacolo che stanno affrontando ora sono le barriere tra l’IT ed il Business all’interno dei Clienti

Non possiamo che essere d’accordo con queste valutazioni che arrivano da Partner in tutta Europa.In particolare due commenti. BPM: da buzzword a progetti reali. Tutti ne parlano ma non solo: molti clienti stanno realizzando fior di progetti sul BPM, e stanno toccandone con mani i positivi risultati.Secondo punto: IT e Business a confronto, altro tema ricorrente ed evidenziato non solo da noi, ma da Clienti ed Analisti: ed ancora una volta, BEA è in prima linea con le soluzioni di Business Liquidity ….Grazie a tutti i Partner che hanno contribuito … e vedremo come le aspettative si tradurranno in realtà nel prossimo anno.

Qualche giorno fa si è concluso il tour del BEAWorld, la conferenza annuale mondiale di BEA: dopo la California e Barcellona e’ venuto il tempo della Cina e di Shangai. Ho ricevuto stamani le prime comunicazioni interne sui risultati della conferenza e sono rimasto impressionato: nei due giorni di conferenza (12 e 13 dicembre) hanno partecipato più di 6.000 persone !!! Seimila, lo scrivo in parole per vederlo meglio … ci pensate ? una sessione plenaria presieduta dal nostro CEO Alfred Chuang, od un coffee break con seimila cinesi che si fanno un te’ ? Sono piacevolmente affascinato … in Europa nessuna società che gravita attorno all’ICT è in grado di raccogliere così tante persone in una sala, nessuna.

Ma anche altri numeri che emergono dal BEAWorld Shangai 2007 possono farci riflettere sulla Cina, e sugli possibili scenari da medio-lungo termine a cui stiamo inevitabilmente andando incontro.

BEA, presente sul mercato cinese da una decina di anni, ormai primeggia a dispetto di big come Oracle o IBM (Fonte Gartner, Analysys International “Magic Quadrant for Middleware Producers in China 2007” ). Ed i clienti BEA asiatici portano nomi magari a noi sconosciuti (Chongqing Telecom, Jiangsu Electric Power o Daewoog Pharmaceutical), ma hanno dimensioni che intimoriscono: in Cina ci sono più di 500 milioni di utenti di telefonia mobili … i numeri europei spariscono.
E ancora, Marcus Tsoi, il nostro Vice President e General Manager di BEA Systems Cina è stato riconosciuto come uno dei personaggi più influenti del panorama IT cinese nel corso della Annual Economic Conference 2007 di Pechino.

Complimenti ai miei colleghi asiatici !!!

Attenzione!

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